top of page

Il Training Autogeno

- studio specialistico psicoterapia Dr. Viola - Cagliari -

Psicoterapia Bionomico Autogena e Io immanente: una via verso l'armonia e l'individuazione del Sé. Antonello Viola, 2012. Il libro è disponibile su Amazon.it

Il Training Autogeno è una tecnica di autodistensione psico-corporea da concentrazione passiva, elaborata e messa a punto durante il secolo scorso dallo psichiatra-psicoanalista tedesco J.H. Schultz. Lo stesso strutturò questa tecnica a partire da precedenti studi pluriennali condotti nel campo dell’ipnosi e della neurofisiologia del sonno. Schultz pertanto, prima di tutto studiò e si formò nel metodo ipnoterapico, per poi concepire una tecnica psicoterapica che consentisse al paziente, data la sua strutturazione, di autonomizzarsi dallo psicoterapeuta, poiché una volta che tale tecnica venga appresa può essere praticata individualmente e in tutta autonomia (diversamente dalle tecniche di ipnosi eteroindotta). Per certi versi la tecnica del Training Autogeno può considerarsi una tecnica d’autoipnosi: Schultz infatti ebbe l’intuizione di elaborare una tecnica in grado di produrre uno stato modificato di coscienza analogo alla trance ipnotica, attraverso un processo esattamente inverso a quello dell’ipnosi eteroindotta. Infatti, come vedremo in seguito, il Training Autogeno utilizza la ripetizione mentale di formule che evocano vissuti corporei che i soggetti in stato di trance ipnotica riferivano di percepire assiduamente (come la pesantezza e il calore), oppure fa leva sulla concentrazione focalizzata su una monoidea, cioè quella relativa a vari vissuti corporei. La tecnica del Training Autogeno, comunque, fu concepita da Schultz non esclusivamente come una tecnica di distensione e armonizzazione psico-corporea, ma fondamentalmente anche come una tecnica psicoanalitica, cioè di analisi psicologica, una tecnica esplorativa delle dinamiche inconsce e di strati profondi della personalità, una tecnica psicoterapeutica di svelamento dell’inconscio. Sostanzialmente il Training Autogeno fu concepito da Schultz come la tecnica d’elezione del suo modello di psicoterapia bionomico-autogena, intendendosi per psicoterapia bionomico-autogena una psicoterapia organismico-olistica a indirizzo psicodinamico-analitico, incentrata sul processo autogeno di cura, sviluppo e armonizzazione della psiche, attraverso un progressivo disvelamento dell’Io Immanente inteso all’individuazione del Sé.

 

La tecnica del Training Autogeno si compone di 2 cicli: il primo ciclo è detto “ciclo inferiore, o somatico o di base” (T.A.I.), ed è costituito da sei esercizi, che si apprendono singolarmente e che vengono progressivamente concatenati tra loro. I sei esercizi vertono tutti sulla ripetizione di formule mentali incentrate su specifici vissuti corporei: per questo motivo il ciclo di base viene chiamato anche “somatico”. Con il ciclo di base del Training Autogeno,  la persona che lo pratica si riavvicina essenzialmente alla propria dimensione somatica-corporea, riarmonizzandola, e per questo motivo traendone notevoli benefici anche a livello mentale. La scienza ha infatti dimostrato quanto le nostre dimensioni psichica e corporea siano strettamente intrecciate e interconnesse tra loro, in un sistema che in realtà è unitario, e in cui tutto ciò che si verifica in una dimensione determina delle risonanze anche nell’altra. Il secondo ciclo del Training Autogeno viene denominato “ciclo superiore o psichico-immaginativo” (T.A.S.), ed è costituito da sette esercizi, non necessariamente concatenati tra loro, e a indirizzo più decisamente analitico. L’utilizzo del ciclo superiore prevede una pratica preliminare del ciclo inferiore per un tempo che sia sufficientemente lungo da consentire alla persona che lo pratica di gestire la tecnica con rapidità e disinvoltura, raggiungendo in tempi brevi lo stato di deconnessione autogena. Pertanto, si comincia sempre con la pratica del ciclo inferiore del Training Autogeno, ed eventualmente l’addestramento può essere limitato anche esclusivamente ad esso.

 

Il Training Autogeno di base

 

Il Training Autogeno di base o inferiore (T.A.I.) costituisce la tecnica fondamentale della psicoterapia bionomico-autogena: denominato anche “ciclo somatico”, nella sua interezza è costituito da sei esercizi concatenati tra loro, ciascuno dei quali sarà singolarmente ed esaurientemente illustrato dallo psicoterapeuta al paziente, e da questi praticato per un tempo che sia sufficientemente lungo affinché si verifichi la generalizzazione [1] somatica del relativo vissuto corporeo, o perlomeno in ogni caso un livello sufficiente di addestramento e di approfondimento della tecnica. Il Training Autogeno di base si configura essenzialmente come una tecnica psicoterapica e analitica di autodistensione psichica e somatica, avente l’obiettivo di ristabilire equilibri funzionali alterati, decondizionare situazioni patologiche, e trasferire dinamismi positivi negli strati più profondi della personalità. Il ciclo inferiore del Training Autogeno è certamente il più famoso metodo di autodistensione e di rilassamento, finalizzato al recupero energetico, ad eliminare ansia, insonnia, stress, e utilizzato per aumentare le prestazioni psicofisiche in ogni settore. Un addestramento regolare al T.A. è inoltre indicato per curare numerose patologie psicosomatiche, e può essere utilizzato per liberare le forze di autoguarigione, superare blocchi e difficoltà mentali, eliminare abitudini nocive e dipendenze (fumo, alcol, bulimia, ecc.). Il T.A.I. inoltre può anche essere uno strumento utile alle persone “sane” nella vita di tutti i giorni, per conservare, migliorare o riscoprire la propria capacità di essere individui armonici e sereni. Attraverso la pratica e l’auto-addestramento personale il paziente apprenderà gradualmente la serie dei sei esercizi, volti a modificare il tono muscolare, la funzionalità vascolare, l’attività cardiaca e polmonare, fino al raggiungimento dell’ equilibrio neurovegetativo e dello stato di deconnessione autogena . Gli esercizi del T.A. vengono svolti con l’assunzione volontaria di una condizione di cosciente passività (concentrazione passiva), realizzabile quando il soggetto si lascia andare a un atteggiamento di indifferente contemplazione di ciò che accade spontaneamente nel proprio organismo e nella propria mente . In seguito alla pratica costante di questa tecnica e all’allenamento quotidiano nell’esecuzione degli esercizi del T.A., si sviluppano naturalmente modificazioni psichiche e somatiche di senso opposto a quelle provocate nella nostra mente da uno stato di tensione e di ansia e stress, grazie all’apprendimento spontaneo del processo di “commutazione psicocorporea organismica” mediato dallo sviluppo del cosiddetto “stato autogeno” [2]. Il principio autogeno fondamentale è dato dall’“ autogenicità ” [3]:  affinché questa si realizzi è importante che il paziente svolga gli esercizi in modo costante, autonomo (dunque senza la somministrazione di suggestioni eteroindotte, come accade invece nella pratica dell’ipnosi), e assumendo un atteggiamento di neutrale concentrazione passiva. Il compito del terapeuta è dunque quello di illustrare e insegnare progressivamente il metodo, supervisionare il lavoro individuale del paziente e favorire l’elaborazione analitica dei vissuti emergenti durante lo svolgimento degli esercizi. Pertanto, diversamente dall’ipnosi, il Training Autogeno cerca di ridurre gli effetti suggestivi e di fornire al paziente uno strumento che possa essere da questi successivamente utilizzato in modo del tutto autonomo, anche dopo il termine del percorso psicoterapico. I sei esercizi somatici, detti anche “di base” o “standard” consentono il raggiungimento di una condizione di distensione progressiva nei seguenti distretti e relative funzioni corporee: muscoli, vasi sanguigni, cuore, respirazione, organi addominali, capo. Gli effetti terapeutici generalmente prodotti dalla pratica del T.A. sull’individuo si possono così riassumere: un più profondo e rapido recupero di energie, l’autoinduzione alla calma tramite il rilassamento interiore, l’autoregolazione e l’armonizzazione di funzioni corporee involontarie (apparato cardiocircolatorio, apparato respiratorio e viscerale), diminuzione della percezione del dolore (attraverso la modificazione del vissuto di sofferenza), miglioramento della capacità di concentrazione e delle prestazioni mnemoniche, maggiore autodeterminazione per mezzo di proponimenti che permettono di superare specifiche difficoltà, maggiore capacità d’introspezione e autocontrollo attraverso un maggiore ascolto del proprio corpo e una maggiore consapevolezza delle proprie percezioni, e in ultima battuta, l’acquisizione della capacità di fare un “tuffo in se stessi”, che permette una più profonda coscienza di sé e della propria e più autentica natura. Il Training Autogeno si basa sulla concezione bionomica e organismica (olistica), che assume la sussistenza di una stretta interdipendenza delle componenti fisico-biologiche e psichiche nell’individuo, e considera che qualsiasi cambiamento a livello fisiologico comporti modificazioni a livello psicologico, così come, secondo il processo inverso, una condizione di tensione psichica ed emotiva può anche manifestarsi con sintomi di tipo prevalentemente fisiologico, secondo processi di conversione e somatizzazione. Gli interventi tecnici della psicoterapia bionomico-autogena intendono dunque rivolgersi all’individuo nella sua totalità e interezza, alla sua unità psiche-corpo-anima. Gli esercizi del T.A. inferiore, quando correttamente praticati, sono tali da determinare un’immersione passiva nella sfera inconscia, partendo da un processo di distensione della muscolatura volontaria e dal sistema cardiocircolatorio, per produrre una commutazione autogena mediata dall’armonizzazione dell’attività del sistema nervoso autonomo o vegetativo (simpatico-attivante e parasimpatico-deceleratore), che via via conduce a una regolarizzazione e stabilizzazione fisica e psichica alla calma e a tutti i suoi effetti positivi. Gli esercizi del T.A.I. si basano fondamentalmente sul principio di ideoplasia [4] , termine col quale si identifica il potenziale posseduto dalla mente e dalla sua capacità d’immaginazione adeguatamente orientata, di agire e produrre effetti tangibili sul corpo. Essi intendono comunque promuovere delle modificazioni di natura bionomica, dunque già inscritte nel funzionamento vitale del nostro organismo, e che pertanto si verificano autogeneticamente: di fatto possiamo osservare tali cambiamenti riequilibranti delle funzioni fisiologiche del nostro organismo in tutti gli stati di profondo rilassamento. Pertanto, la tecnica del T.A.I. promuove una riarmonizzazione di funzioni organiche fondamentali, che in molteplici condizioni potevano aver subito alterazioni abionomiche, recuperandole alla loro originaria sintonia bionomica e organismica. Il T.A.I. può produrre notevoli benefici (spesso anche risolutivi) a chi lo pratica con costanza e perseveranza, ma richiede anche motivazioni profonde e dedizione, senza le quali l’addestramento può risultare sterile o improduttivo. Le difficoltà intrinseche della tecnica sono superabili con l’allenamento appreso con l’aiuto e il supporto di un professionista qualificato (possibilmente uno psicoterapeuta bionomico), che valuti le controindicazioni e analizzi di volta in volta le difficoltà, le resistenze e le difese che emergono durante la pratica degli esercizi. La mancanza di fiducia in ciò che si sta facendo, il disimpegno personale e la pretesa di ottenere tutto e subito, sono tra i più frequenti ostacoli che si pongono all’apprendimento della tecnica, e che spesso purtroppo vanificano i risultati. Il punto focale intorno a cui ruota la pratica del T.A.I. è la condizione psicofisiologica di calma e lo sviluppo di uno stato peculiare di coscienza (stato autogeno), che si raggiunge progressivamente attraverso l’apprendimento graduale e la pratica costante di sei stadi o esercizi , i quali, attraverso il processo di commutazione organismica, agiscono sui muscoli, sui vasi sanguigni, sul cuore, sulla respirazione, sugli organi addominali e le funzioni cerebrali, producendone una riarmonizzazione. Dunque, la pratica del Training Autogeno influenza positivamente varie funzioni dipendenti dal Sistema Nervoso Autonomo o Vegetativo, quali la respirazione, la circolazione del sangue ed il metabolismo. Inoltre, la regolare pratica del T.A.I. consente di mutare il tono dell’umore e attenuare gli stati emotivi e l’ansia, portando a un grado di distensione progressivamente crescente, e a una condizione di benessere e un equilibrio psicosomatico generalizzato. Attraverso il regolare e corretto addestramento si può combattere efficacemente lo stress, le tensioni muscolari e psichiche, la mancanza di energia, l’ansia e le sue somatizzazioni organiche (tremori, insonnia, cefalee, sudorazione, tachicardia, oppressione toracica, gastrite, stipsi, asma bronchiale, rinite, tachicardie parossistiche, ipertensioni, tic, alcune manifestazioni cutanee come l’alopecia e la psoriasi, frigidità, impotenza, eiaculazione precoce, sindrome da colon irritabile ecc. ), e tendere più facilmente verso il recupero o il raggiungimento di una condizione organismica di armonia interiore e di autorealizzazione, disponendo l’intera unità psiche-soma a un maggiore adattamento e al migliore utilizzo delle circostanze della vita. In ambito sportivo la pratica del T.A.I. costituisce un ottimo ausilio per contrastare l’ansia da prestazione e la tensione pre-agonistica, soprattutto se utilizzato con l’ausilio della tecnica della “modificazione autogena”, adeguatamente focalizzata su specifiche formule intenzionali assertive che possono arricchire la personalità dell’atleta rendendolo più consapevole delle proprie potenzialità. Il T.A.I. viene ormai anche ampiamente utilizzato nella preparazione al parto: un adeguato addestramento può consentire alla donna di vivere l’esperienza della gravidanza con maggiore armonia, e la fase del parto con una notevole capacità di gestione dello stress e una notevole riduzione della tensione.

 

Come già detto, gli esercizi del T.A.I. sono in tutto sei: i primi due sono detti fondamentali e gli altri quattro complementari : gli esercizi fondamentali sono utili per raggiungere una condizione di profondo e diffuso rilassamento, intervenendo attivamente nei meccanismi che solitamente scattano in maniera automatica, mentre gli esercizi complementari sono invece mirati, in maniera specifica, a uno specifico organo o un distretto corporeo. In ogni caso l’obiettivo dell’addestramento autogeno non vuole essere quello di conseguire un determinato vissuto d’organo specificamente indicato dalle formule, bensì quello di elicitare o ripristinare una condizione psicosomatica in cui l’intero organismo funziona secondo i principi dell’autogenicità, senza interferenze di fattori esterni o interni. Gli specifici vissuti d’organo suggeriti dalle formule possono o no verificarsi: ciò che veramente conta è che chi pratica il T.A. accetti indiscriminatamente ogni sensazione, ogni vissuto che abbia luogo durante il suo svolgimento, a prescindere dal fatto che siano attinenti alle stesse formule o che non lo siano per niente. Ecco di seguito la sequenza degli esercizi:

 

 

- pre-esercizio della calma : dispone a una condizione di distensione e rilassamento e alla concentrazione passiva

 

 

1) esercizio della pesantezza : agisce sul rilassamento dei muscoli;

 

2) esercizio del calore : agisce sulla dilatazione dei vasi sanguigni periferici;

 

3) esercizio del cuore : agisce sulla funzionalità cardiaca;

 

4) esercizio del respiro : agisce sulla funzionalità dell’apparato respiratorio;

 

5) esercizio del plesso solare : agisce sulla funzionalità degli organi dell’addome;

 

6) esercizio della fronte : agisce a livello cerebrale. 

 

 

I ritmi frenetici che caratterizzano l’organizzazione del tessuto socio-culturale delle società occidentali più evolute, con le loro incessanti sfide, le loro pressioni, le loro routine quotidiane, hanno tendenzialmente determinato un allontanamento progressivo dalla dimensione dell’autoriflessione, dell’introspezione, del profondo contatto e del dialogo con se stessi. L’essere umano contemporaneo si è progressivamente e inconsapevolmente allontanato da questa importante dimensione, spesso alienandosi dalla ricerca e dal contatto con il suo Sé profondo, eludendo pertanto il suo Io Immanente. La tecnica del Training Autogeno e della psicoterapia bionomico-autogena vuole fondamentalmente recuperare l’essere umano, sofferente nell’alienazione dal suo Sé autentico e nelle sue deviazioni abionomiche dal suo Io Immanente, al contatto profondo con la propria interiorità e all’espressione più autentica e autogena del suo senso esistenziale e dei suoi valori insiti nel suo Io Immanente, ovvero il suo “Sé Vero”, il suo “nucleo individuativo” vitale, il suo idioma esistenziale.

 

 

Su richiesta, o anche quando si ritenga opportuno nel corso di una psicoterapia, viene svolto un addestramento all'apprendimento della tecnica del Training Autogeno, come tecnica di distensione psicocorporea e/o psicoterapia analitica. Per informazioni contattare lo studio.

 

Note:

 

[1] La generalizzazione si riferisce al processo di estensione, per effetto dell’“ideoplasia” e dell’addestramento, della reazione di un ambito corporeo (in questo caso quello specifico su cui si focalizza la formula dell’esercizio del T.A.I.) all’intero organismo. In ogni caso è raccomandabile praticare ciascun esercizio del Training Autogeno Inferiore per un periodo non inferiore alle due settimane.

 

[2] Lo stato autogeno costituisce uno stato modificato di coscienza auto-indotto attraverso la pratica della concentrazione passiva su sensazioni propiocettive e somatosensoriali selezionate specificamente, e prodotte dalla pratica degli esercizi del Training Autogeno di base: a tale stato corrisponde una peculiare attività cerebrale (come dimostrato dalla ricerca neurofisiologica) avente un’elevata valenza terapeutica.

 

[3] Nello svolgimento del Training Autogeno l’atteggiamento del paziente, così come quello del terapeuta, deve essere improntato a una totale accettazione di quanto accade nell’organismo, evitando ogni interferenza, ogni forma di intenzionalità e ogni sforzo per ottenere qualche vissuto particolare: tutta la pratica, dunque, deve essere essenzialmente improntata a un atteggiamento del “lasciare accadere”.

 

[4] Tale termine fu proposto per la prima volta da A. Forel nel 1894, per definire il principio ideomotorio già descritto da Carpenter nel 1873, e poi ripreso da Bernheim con il termine “ ideodinamismo ” nel 1907. Sullo stesso principio di ideoplasia si basa ampiamente tutta la tecnica ipnoterapica .

 

 

Bibliografia:

 

"Psicoterapia Bionomico-Autogena e Io Immanente. Una via verso l’armonia e l’individuazione del Sé”. Antonello Viola, Lulu.com editore, 2012.

 

 

Nello studio specialistico del dott. Viola si effettuano percorsi di psicoterapia breve (durata 15-30 sedute) secondo il modello psicoterapeutico integrativo (l’intervento viene articolato con l’ausilio di differenti tecniche terapeutiche).

Specificamente, quando richiesto, o quando venga ritenuto utile al processo psicoterapeutico, viene effettuato un addestramento all'applicazione ed alla gestione della tecnica del Training Autogeno, quale tecnica di riarmonizzazione psico-corporea e di psicoterapia analitica.  

 

Il Dott. Viola è specializzato in psicoterapia bionomico-autogena, il modello psicoterapeutico psicodinamico di cui il Training Autogeno è la tecnica elettiva. 

 

Costo per seduta: dai 50 ai 55 €     

 

→     per informazioni chiama il 3200757817

 

 

bottom of page